Sono stato al primo incontro del 22 ottobre e ne ho tratto la positiva sensazione che il livello di consapevolezza culturale, scientifico, politico, imprenditoriale, professionale e sociale è maggiore di quello che pensassi. Ovviamente ci sono buchi di consapevolezza da colmare che producono affermazioni acritiche (es: "in Italia l'energia costa troppo... quindi ci vuole il nucleare"), che però classificherei come residuali, legate a preconcetti ideologici o volti a criticare scelte passate che, giuste o sbagliate che fossero, sono comunque state attuate. Conto che con il proseguimento del lavoro di consolidamento e condivisione del quadro informativo i "buchi di consapevolezza" dovrebbero scomparire da soli.
Per dare sostanza alla consapevolezza nei giorni scorsi sono stati pubblicizzati i numeri della green economy in regione emilia romagna. Per un raffronto aggiungo il recente (settembre) rapporto di confindustria che individua l'efficienza energetica come volano dello sviluppo.
In evidenzia gli aspetti per me più positivi:
- il metodo partecipativo. Si potrà migliorare in futuro, ma solo averlo iniziato è un merito assoluto su cui d'ora in poi tutti possono capitalizzare. E' un valore sociale di per sé. E' un modello che altre amministrazioni dovrebbero copiare.
- l'umiltà. I dati presentati e gli studi hanno tutti una premessa: è difficile avere dati certi. Le metodologie non sono ancora consolidate, così come non sono ancora definiti i criteri con cui classificare la green economy da quella non green. Aster ci ha provato (sotto una mia sintesi in attesa della disponibilità dello studio in rete) e anche su questo servono contributi.
- la volontà. Le parole dette dall'assessore regionale Muzzarelli (che ha una delega esplicita alla green economy congiunta a quella sulle attività produttive) sono state sufficientemente chiare sull'inevitabilità del processo di conversione alla green economy. E in questo momento anche le parole sono molto importanti per far cambiare marcia al processo.
- la casa dell'energia. Pensata riciclando spazi e materiali divulgativi già disponibili, non un ambiente costruito ad hoc, è la sede degli incontri istituzionali. Lo spazio viene ora richiesto da altri enti e aziende per raccontare, esporre e condividere esperienze, idee, azioni, prodotti. Anche questa mi sembra un'idea replicabile sul territorio: costa meno di uno "sportello energia" e abilita la società (aziende, associazioni, movimenti) a essere attivi (è "virale").
Alcune critiche:
- la comunicazione di idee e spunti verso l'istituzione che deve redigere il piano energetico si può fare con: interventi durante gli incontri, incontri da richiedere (e ottenere), invio di mail a un indirizzo. Si potrebbe fare di più per consentire a rendere più efficiente e trasparente il canale di comunicazione e quindi aumentarne i risultati. Basterebbe pubblicare i contributi, o attivare un blog molto semplice: ogni incontro un post e poi lasciare spazio ai commenti. Ripeto: è già un buon inizio questo, ma spunti per migliorare credo servano a tutti
- i contenuti del piano energetico non sono stati illustrati in modo sistematico, non è stato distribuito (o reso accessibile) materiale sulla struttura del piano attuativo dell'energia 2011-2013. Tutti gli addetti ai lavori probabilmente sanno già tutto, ma se si vuole ottenere il massimo dal metodo che ci si è dati vale la pena garantirsi che tutti, ma proprio tutti quelli che vogliono, possano avere le informazioni necessarie. Immagino che la legge che prevede il piano ne definisca struttura e contenuti e per chi ci lavora da anni sia tempo perso raccontare le cose dall'inizio ma.... come la mettiamo con la nonna di Einstein?
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