mercoledì 9 febbraio 2011

La posizione di Confindustria sull'energia: ma quanto può durare?

Oggi il presidente pro-tempore di confindustria ha lanciato la richiesta di ridurre gli incentivi per il fotovoltaioco e di ripartire con il nucleare. Questo il titolo giornalistico, in realtà il discorso che ha fatto è più complesso.

Ma estremizzare serve a capire. Investire sull'energia distribuita significa investire su tecnologie verdi "domestiche" che possono essere vendute alla moltitudine. Sul piano economico la cosa potrebbe avere soddisfazioni anche maggiori. Ma allora perché Confindustria si schiera sul nucleare sempre di più?

Sicuramente c'è un problema di maturità delle tecnologie, e nel momento in cui un governo ti apre la porta del nucleare, allora vale la pena usare una porta aperta, piuttosto che faticare per aprirne una che è ancora socchiusa. Ma c'è anche, per ora latente, un conflitto di interessi all'interno di confindustria. Se avessimo un gran numero di aziende che hanno fatto investimenti nella microgenerazione e nel risparmio energetico probabilmente il presidente pro-tempore non si sarebbe schierato così nettamente, ma avrebbe spinto per avere nuovi e diversi incentivi mirati alla microgenerazione. Se l'azienda del presidente pro-tempore di Confindustria producesse moduli fotovoltaici, inverter, pale eoliche, o celle a combustibile avrebbe detto la stessa cosa? Perché, per esempio, l'immissione in rete di metano da Biogas non viene spinta come un fattore abilitante, come già avviene in altri paesi? (Svizzera, Germania, Austria...per citarne solo alcuni. Qui un rapporto di legambiente del 2009)

Allora uno spunto: tutte le aziende che puntano su queste tecnologie si sentono rappresentate dal loro presidente? Siamo in una fase di grandi cambiamenti. Fiat, per raggiungere i suoi obiettivi, è uscita da confindustria in quanto l'organizzazione non era in grado di favorirne il raggiungimento, anzi era un ostacolo. Le aziende che puntano alla microgenerazione domestica e al risparmio energetico NON possono che avere strategie divergenti da quelle delle grandi aziende che realizzano tecnologie per grandi centrali e men che meno con i produttori di energia. Quando si tratta di chiedere qualcosa al governo, chi rappresenta chi e chiede che cosa?

A problemi complessi risposte complesse. Mi sa che le rappresentanze unitarie degli imprenditori siano risposte semplici a problemi vecchi. Finora sono state in piedi perché per molti anni i problemi sono sempre stati simili, ma da oggi in poi mi sa che sia necessario prevedere nuovi modelli di rappresentanza anche per gli imprenditori.... Su questa piccola frizione che si sta creando bisognerebbe lavorare di più in termini di lobbying perché diventi una crepa evidente e poi una frattura conclamata. E probabilmente le nuove forme di aggregazione accomuneranno grandi industrie e PMI attorno a ambiti che hanno in comune strategie di lungo periodo e non più suddivisi per dimensione dell'impresa o per tipologia produttiva....

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Aggiornamento del 12 aprile
ecco qua i primi segnali, via via sempre più espliciti

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