venerdì 1 aprile 2011

Stretta è la via

Obama parla alla Georgetown University di energia.


47' di discorso. Provo a fare una sintesi nei 18 punti per me più importanti:
  1. parla ai giovani. Si rivolge a loro per fare un annuncio importante. Solo questo ha un valore enorme;
  2. presenta la sua squadra: lo fanno tutti i manager che danno un valore ai principi per sostenere la propria abilità ad usare le migliori risorse per attuare quei principi, non lo fanno quelli che danno valore solo a sé stessi e che si presentano come valore assoluto essi stessi;
  3. si concentra sulla sicurezza energetica, il cambiamento climatico è sullo sfondo: importare meno petrolio significa essere meno dipendenti da altri (più potenti di noi non lo dice, ma ormai così è per Cina e India) che non si possono contrastare. E visto che non si possono contrastare, meglio usare una strategia diversa dal conflitto;
  4. presenta l'indipendenza energetica come un valore: per la sicurezza nazionale e per l'occupazione locale. E' un enorme passo avanti: non più potenza in grado di fare quello che vuole nel mondo, ma concentrata sull'essere autonomi (autarchici!) sul piano energetico;
  5. parla di occupazione: comprare petrolio dall'estero non porta occupazione, creare energia sul territorio sì;
  6. definisce un obiettivo: ridurre del 30% le importazioni di petrolio. Poco? Molto? Intanto si fa qualcosa!
  7. per raggiungerlo: minori consumi (edifici e trasporti) ma soprattutto ricerca e innovazione;
  8. non affossa le estrazioni di petrolio (perché ne avremo bisogno ancora per molto), ma le concentra sul territorio nazionale. Ovvio che questo crei mal di pancia agli ambientalisti ma è coerente con il principio di indipendenza. Essere coerenti non è poco di questi tempi (anche se degli interessi devi tenere conto);
  9. definisce un obiettivo chiaro: -30% di importazioni di petrolio nei prossimi 10 anni. Poco? Molto? Non lo so, ma almeno definisce una prospettiva misurabile. Non è un generico diminuire la dipendenza dalle fonti fossili, ma è un numero target. Gli obiettivi, se ben usati, sono un favoloso stimolo per l'intelligenza collettiva;
  10. Per raggiungere l'obiettivo: incrementare le estrazioni sul territorio nazionale (il colpo al cerchio), intensificare investimenti federali in ricerca e innovazione sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico (il colpo alla botte);
  11. risparmio energetico nei trasporti: basta auto energivore (è già un segnale forte in USA: parla male dei SUV!), d'ora in poi tante macchine ibride o a gas o a biofuel o elettriche (alcune scelte possono essere discutibili, ma intanto si parte). Con il Brasile di questo ha parlato nella sua recente visita... è già un modo diverso di porsi nei confronti del sud america: collaborazione bilaterale con il Brasile!
  12. nucleare: ci vuole anche quello, ma sicuro. Ho ordinato un chek-up su tutte le centrali (...);
  13. risparmio energetico: tecnologia e nuovi materiali per gli edifici. Incentivi ai proprietari per farlo;
  14. fonti rinnovabili: la nostra migliore fonte di energia è nel nostro giardino: dalla NIMBY alla IMBY!;
  15. nessuna delle tecnologie che oggi usiamo sarebbe esistita senza il contributo federale. Come pagare queste cose? Pagare le tasse per garantirsi il futuro è un obbligo per nei confronti dei giovani;
  16. la mia amministrazione lascerà in eredità al prossimo presidente questo obiettivo. Riconosce che il mandato politico è troppo limitato rispetto alla scala temporale su cui si deve ragionare. Ma almeno comincio. Sul piano politico significa: io investo parte del mio patrimonio politico per un risultato di cui non potrò vantarmi elettoralmente perché lo si raggiunge quando io non sarò più presidente. Le altre amministrazioni, da Nixon in poi, avevano come obiettivo di breve termine quello di garantirsi le fonti di petrolio in giro per il mondo: è una discontinuità dichiarata; 
  17. ma soprattutto dipende da voi (studenti della Georgetown): quando dovrete comprarvi un'auto o una casa sappiate scegliere quella che consuma meno perché rende più sicura la nazione. Dagli acquisti dipende cosa faranno le aziende. Riconosco il ruolo di guida e scelta dei consumatori, non è l'industria che sceglie il prodotto e il consumatore consuma, ma il consumatore che guida lo sviluppo dei prodotti. Anche questo è un cambio di paradigma non da poco; 
  18. lancia il "Blueprint for a Secure Energy Future": una mappa che serve a trovare la sicurezza energetica per gli USA. Nel titolo del documento non ci sono termini come "sostenibile" o "ambiente" o "CO2", nel discorso ne parla solo incidentalmente, ma l'obiettivo unico dichiarato è la sicurezza nazionale; tema che negli USA è condiviso senza discutere ad ogni latitudine politica e imprenditoriale. Un modo intelligente di allargare il consenso, senza sbattere sul muro di cemento degli oppositori a priori del cambiamento e farsi male.
In questo discorso prevalgano le rassicurazioni al modello di business energetico attuale o le rotture verso un modello diverso? La mia risposta è: si usa la sicurezza nazionale come opzione strategica per avviare la trasformazione del modello attuale. Di più, credo, non si poteva fare.

Di cosa non parla:
  1. di microgenerazione e democraticizzazione dell'energia. Lettura buona: va da sé, sarà la ricerca a dimostrare che è l'unica via. Lettura cattiva: non ci penso nemmeno, ricerca e innovazione servono proprio a capire come evitare una perdita di controllo del business centralizzato;
  2. come rendere sicure le centrali nucleari e le perforazioni offshore: ci dedica del tempo, ma o io non ho capito o sono deboli e vaghe le argomentazioni. Certo Golfo del messico e Fukushima (ampiamente citate) sono vicine e dovrebbero dare qualche indicazione operativa...;
  3. dell'impatto ambientale dei nuovi "pozzi" petroliferi: è probabile che per renderli possibili siano abbassati gli standard EPA (ambientali)... e ci sono già le prime reazioni
  4. degli Stati Uniti come una nazione tra le altre e non come La Nazione che guida il mondo (ma questo sarebbe stato chiedere troppo). 
In sostanza un discorso che non rivoluziona radicalmente, ma che comunque riforma sostanzialmente sul piano cognitivo la tensione ideale di un popolo comunque importante (fondamentale per ora) sulla faccia della terra. Nel frattempo sul fronte tradizionale, cioè le fossili, si continua sul territorio nazionale come prima (e forse peggio). Forse l'unica via per far passare il piano (e il bilancio federale che ne contiene il finanziamento) alla maggioranza repubblicana nel congresso. Una via stretta, appunto.

Un piano con due facce:
- più fossili in USA
- investimenti sulle rinnovabili, efficienza energetica...

La novità è che prima si parlava solo di fossili, ora si parla anche di fossili. E lo si fa in nome della sicurezza nazionale, dicendo che la sicurezza è garantita se diventiamo più autonomi da fonti estere (autarchia energetica come obiettivo a tendere). E se passa l'equazione sicurezza nazionale = autarchia energetica è evidente che prima o poi ci saranno solo le rinnovabili sul piatto: le fossili negli USA sono poche e finite.

Ora, sul piano pratico, come sempre il problema è nella attuazione operativa e concreta. Ma se è vero che tra il dire e il fare.... è anche vero che se non lo si dice mai, non lo si farà neanche mai.... Oggi lo ha detto.

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