martedì 12 ottobre 2010

Sulle città: ri-urbanizziamo

Le città sono nate e si sono ampliate vorticosamente. Se è vero che ora bisogna cambiare strategia vuol dire che vanno cambiate, anche rimangiandosi quello che è già stato fatto o pianificato. Per dirla meglio: “Bisogna far rinascere il pensiero critico, che si è spento. Le persone accettano le cose come inevitabili, come se fossero sempre esistite. Non è così. La storia non è già scritta, la storia la scriviamo noi!”. (Edoardo Sarzano in un interessante e recente documentario). 

Ecco alcune esperienze concrete di ri-urbanizzazione significative per la radicalità delle scelte rispetto a quello a cui siamo abituati.

Italia
San Lazzaro di Savena (BO) sta demolendo alcune "stecche di cemento", ovvero abitazioni popolari costruite negli anni '70. Quello che si ricostruisce dovrà rispettare gli standard attuali. (se mai qualcuno ricostruirà, ma questo l'ho aggiunto io). A Roma si parla di periferie da abbattere.

Nel nuovo strumento urbanistico di Cassinetta di Lugagnano (MI) approvato nel 2007 non sono previste nuove cubature. Lo sponsor è il sindaco. Il Comune di Cassinetta ha meno di 2.000 abitanti e c.ca 3 kmq di superficie. La stessa impostazione è stata data al nuovo strumento urbanistico del Comune di Solza (BG) approvato nel giugno 2010. Le dimensioni del comune: meno di 2Kab e 1,5 kmq di territorio. Nel 2009 è nata Stop al consumo di territorio, iniziativa sostenuta da associazioni, movimenti di opinione e siti web che si articola in un manifesto nazionale e campagne locali più o meno incisive. Da notare tra i sostenitori anche l'associazione volontaria comuni virtuosi, nata nel 2005 conta oggi circa 40 comuni aderenti (medio-piccoli).

Spagna
Bilbao nei primi anni 2000 (ben lontano quindi dai problemi attuali, ma nel momento in cui ha cessato di essere città siderurgica) ha avviato la riprogettazione del proprio sistema urbano (630 Kab). Lo ha fatto soprattutto rivedendo drasticamente la mobilità (centrata su mezzi pubblici multimodali strettamente connessi, cicloviabilità e percorsi pedonali). Interessante il metodo: è stato fondato, dal comune, un ente no-profit totalmente pubblico, al 50% locale e 50% statale, che acquisisce terreni da parte del pubblico e li rivende a privati (capire meglio). Il margine viene investito in riqualificazione e infrastrutture. (Qualcosa a che vedere con le nostre STU?).

USA

Detroit: passa da 2.200 kab negli anni '60 ai 600 kab attuali. I tanti kmq di capannoni industriali abbandonati diventano luoghi da riprogettare. Oltre 2.000 ettari saranno dedicati a agricoltura. Detroit non è un caso isolato: tra questi la piccola Flint, Michigan, (ora 144Kab) sta riducendo drasticamente (40%) il costruito per spendere di meno in servizi. Esiste un sito sul ri-sviluppo di Flint (al momento unavailable, ma sembra ricco). E si discute seriamente tra urbanisti USA di una diffusione nazionale del modello Flint.


To be continued...

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